Era la notte dell’ultimo dell’anno e tutta la gente era in un fermento incredibile.
Mio padre quel giorno era riuscito a mettere in casa dodici birre grandi, un bottiglione di surra (grappa di cocco), un bidoncino di maéu (pappa di farina di granoturco) e un capretto. Non c’è che dire, davvero un fine anno coi fiocchi.
Aveva invitato tutti i suoi parenti, come conviene a un mozambicano che deve dimostrare di aver raggiunto uno stato sociale un poco elevato nel suo villaggio. Tutti parlavano di lui che era dappoco tornato dal Sud Africa e come tutti gli emigranti più fortunati aveva portato alla famiglia gingilli colorati per la moglie e i figli.
C’era tutt’intorno una grande euforia.
Era, quell’ultimo dell’anno, afoso, come la maggior parte delle notti di dicembre in questo paese. Tutte le donne erano intente a preparare la carne, la mandioca, pomodori, cipolle e matapa (pappa di foglie di mandioca pestate) con l’immancabile riso mescolato con fagioli mantega (tipo borlotti) .
Finalmente il grande ordine: “Tutti a sedere!” disse papà.
Tutti, adulti compresi, anche se con maggior dignità, cercarono di guadagnare sulle stuoie un posticino tattico, vicino alla padella principale della carne.
Fu così che per la seconda volta in quell’anno mangiarono con abbondanza, naturalmente al suono di un radiolone che offriva musica importata il cui tono prevalente era il gracchiato!
Dopo aver mangiato e bevuto tutto, senza davvero lasciare una briciola, ecco la scena madre: mio padre un po’ alticcio sfodera in un grande ooohhh di meraviglia generale, una bottiglia dall’etichetta sgargiante, doveva essere nell’intenzione del maestro di cerimonia un wiski.
Cosa c’entra tutto questo con la mia storia?
Eran quasi le due di notte. Tutti ballavano sfrenatamente mimando le scene più importanti della nostra quotidianità non trascurando quelle più piccanti.
Fu in quel momento che mio padre uscì per dire a tutti la sua gioia, incontrò molte persone tra cui una donna molto più giovane di lui, allegra come lui. Si ritirarono ridendo in un posto riservato, neanche tanto comodo e accadde ciò che accade da sempre nella storia umana.
Mio padre quindici giorni dopo tornò al suo lavoro in Sud Africa e voltò solo per il capodanno successivo. Fu solo allora che mia madre gli disse che ero nato.
Cosa accadde poi è tutta un’altra storia!
Vittorio Carminati