IL SACRIFICIO DI THÉRÈSE

Stava per entrare nella casa di formazione delle Suore della Sacra Famiglia a Kinshasa

Tra le vittime dell’ultima ondata di violenze anti-cristiane nella Repubblica Democratica del Congo appartiene anche la triste storia di Thérèse Deshade Kapangala, una giovane ragazza di 24 anni che stava per iniziare la strada della vita religiosa nella Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia di Bergamo.
La repressione che domenica 21 gennaio scorso ha colpito nuovamente le chiese in Congo, con un bilancio di al meno sei morti, ha troncato per sempre questo suo progetto.
Come racconta il portale La Croix Afrique del 24 gennaio, Thérèse Desha de Kapangala si trovava a Messa nella parrocchia di San Francesco di Sales a Kintambo, una località a nord-ovest di
Kinshasa.
La marcia di protesta
Al termine della Messa – presieduta da padre Joseph Musubao, zio della ragazza, un gruppo di laici ha provato a dare vita a una marcia di protesta contro l’ostinazione del presidente Joseph Kabila
che – a mandato scaduto e nonostante i tentativi di mediazione della Chiesa – si ostina non voler lasciare il potere. Appena usciti dalla chiesa, ad attendere i fedeli c’era l’esercito che ha iniziato a sparare su di loro. Non è bastato neanche tornare a cercare rifugio dentro la chiesa: gli spari sono continuati comunque e hanno colpito proprio Thérèse, mentre cercava di proteggere una ragazzina.
Amava il Rosario
I parenti raccontano che tra pochi giorni sarebbe dovuta entrare come postulante tra le suore della Sacra Famiglia; cantava nel coro, faceva parte del gruppo della Legione di Maria ed era molto affezionata alla preghiera del rosario. «Era una persona dolcissima, che si prendeva cura di tutti nella nostra casa
– ha raccontato il fratello -. È una martire, è morta per il nostro Paese».
Ha cercato di salvare un ragazzina
«Mia nipote è morta cercando di salvare una ragazzina da questa violenza inaudita», ha aggiunto lo zio materno padre Joseph; «mi diceva sempre: “zio, presto sarò benedetta”.
Era venuta a fare la marcia per “vegliare” su di me, come ripeteva lei!».
Come è possibile?
Su queste nuove violenze è intervenuto con forza il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa: «Noi contiamo nuovamente i nostri morti, i feriti, i sacerdoti e i laici arrestati, i furti, quando invece il capo della polizia aveva ricevuto l’ordine di rispettare i diritti umani e di evitare spargimento di sangue; invece non è stato così», ha denunciato in una dichiarazione alla stampa.
«Siamo diventati una prigione a cielo aperto. Come è possibile uccidere uomini, donne, bambini e persone anziane che recitano cantici religiosi stringendo in mano la Bibbia, il crocifisso, il rosario? Noi vogliamo che regni la forza della legge e non la legge della forza» – ha concluso, invitando i
fedeli a rimanere «imperturbabili»