Jandira in lingua Tupì Guarany significa “favo di miele”. L’inizio della sua storia coincide con quello di una sconosciuta località dove le locomotiva per Sorocaba si rifornivano di legna. In questo luogo immerso nei boschi, arrivò negli anni cinquanta la famiglia Sammartino con alcuni altri pionieri che acquistarono una grande estensione di terra che lottizzarono. Ebbero così inizio i primi stanziamenti e sorse un villaggio che, cresciuto in questo sperduto “luogo delle palme”, nel giro di pochi decenni è diventato la Jandira di oggi. Giuridicamente la città è divenuta municipio indipendente da Cotia l’8 dicembre 1964.
La situazione socio economica
In questi ultimi anni la città di Jandira ha subito una profonda modificazione, così come la gran parte della periferia della grande città di San Paolo. È cresciuto il tenore di vita, sono cresciute le possibilità di lavoro, si è stabilizzata la presenza delle famiglie sul territorio. Mentre alcuni anni fa si trattava di una città dormitorio che non offriva nessun tipo di lavoro, oggi le grandi industrie si stanno trasferendo in questa regione e danno la possibilità agli abitanti di Jandira di incontrare lavoro vicino a casa. Questo favorisce il radicarsi delle famiglie sul territorio e richiede allo stato di organizzare le forme di vita civile. Non sempre i comuni riescono a far fronte alle nuove esigenze. Ancora molte sono le situazioni di precarietà circa la salute e l’educazione. I centri di apprendimento medico sono scarsi e poco funzionali, le scuole sono spesso contenitori poveri con un basso livello di insegnamento. Si sta vincendo piano piano il fenomeno dei “meninos de rua”, quei bambini cioè che sono costretti a trovare qualche tipo di lavoro (vendere qualcosa sugli autobus, pulire le scarpe, portare la spesa) per far quadrare il bilancio domestico spesso aggravato dalla mancanza del padre e da un salario molto basso della madre. Sta sicuramente crescendo la fascia media della popolazione, ma ancora persistono gravi disparità tra coloro che possiedono tantissimo e coloro che sono costretti a vivere nella necessità.
La nostra storia in Jandira coincide con quella della città. Fin dalla sua fondazione ci siamo occupati del servizio religioso, in seguito abbiamo creato le condizioni per avviare una vera comunità parrocchiale che venne dedicata alla «Madonna Aparecida» ed ebbe ufficialmente inizio nel 1970. L’aumento degli abitanti (oggi 125 mila) rese necessaria una seconda parrocchia che nel 1987 fu dedicata a “San Francesco” e poi, nel 2006, una terza dedicata a “Nossa Senhora de Fatima”. Accanto alla nostra casa sono sorti un centro di accoglienza e una scuola per 450 alunni che senza il nostro aiuto non avrebbero mai potuto studiare perché appartenenti alla classe più povera della città. A Jandira ha sede anche la nostra Regione brasiliana che è il cuore dell’Istituzione in Brasile, il centro propulsore di ogni iniziativa di evangelizzazione e il punto di riferimento di ogni nostro progetto di cooperazione internazionale.
ITAPEVI
La storia della città
La città di Itapevi si trova a una distanza di 43 km dalla capitale, il sistema dei trasporti è ben sviluppato, con treni e autobus. I treni viaggiano dalla mattina alle 3.30 fino alla mezzanotte. Le principali attività economiche della città sono l’industria metallurgica e il commercio. Negli ultimi tre anni c’è stata un notevole sviluppo dell’industria. Il patrono della città è san Giuda Taddeo e nel quartiere dove si trova la missione c’è la Parrocchia di Nostra Signora Mediatrice di tutte le Grazie, dove vengono sostenuti circa 400 bambini attraverso i progetti della Pastorale.
I nativi della città di Itapevi sono chiamati ‘itapeviensi’. Itapevi è stata costituita città il 18/02/1959. Il nome della città deriva da ‘fiume di Itapevas’, cioè fiume che scorre su lastre, pietre piatte e questo nome fu dato dagli indios carijos che abitavano questa zona fino alla fine del XIX secolo.
Le famiglie Nunes e Abreu fondarono un primo nucleo di abitanti incorporato nel vicino villaggio di Cotia per tutto il XIX secolo e portarono molte migliorie come ad esempio la costruzione di una chiesa intitolata al santo patrono Giuda Taddeo. Nel 1875, don Pedro II inaugurò la stazione dei treni di Cotia, facente parte della linea ferroviaria di Sorocabana. Infine, Joaquim Nunes Filho nel 1920 elevò Cotia al titolo di ‘distretto’.
La crescita urbana di Itapevi divampò in particolare nel 1980, quando la città fu scelta per costruire alloggi in grado di ospitare i migranti appena arrivati nella regione. Questo ha fatto di Itapevi una città dormitorio per lo più di salariati di poche conoscenze e competenze e la maggioranza di essi riceve uno stipendio minimo, all’incirca 150 euro, insufficienti ovviamente per garantire una vita dignitosa. La povertà qui è ben visibile e spesso rasenta la miseria. In una situazione così chi paga il prezzo più alto sono come sempre i bambini, di famiglie numerose, abbandonati spesso a se stessi o affidati alla cura di parenti, quasi sempre i nonni. Frequentano la scuola dell’infanzia o la scuola primaria, non tanto per avere accesso ad una buona istruzione, ma per garantirsi un pasto sicuro. L’alimentazione in questa regione è molto povera, fondamentalmente a base di riso e fagioli e, quando possibile, carne, soprattutto di pollo perché costa meno.
Negli ultimi anni ci sono state frequenti inondazioni che hanno causato tante difficoltà e perdita di molti beni agli abitanti che risiedono lungo il fiume. Le inondazioni causano anche un aumento delle malattie, soprattutto quelle respiratorie e aumento della presenza di insetti con relativo aumento del rischio di contrarre malattie come la malaria e la febbre gialla.
L’assistenza sanitaria pubblica ospedaliera nella città di Itapevi lascia molto a desiderare e non sono rari i casi di decessi in attesa di avere accesso ad esami e trattamenti medici. Chi se lo può permettere usufruisce di assistenza privata.
Le case sono mal costruite e spesso nei quartieri mancano le vie fognarie e l’asfalto. Sono presenti 24 scuole pubbliche e due scuole private per un totale di 53.000 alunni. Purtroppo la scuola accoglie i bambini solamente per mezza giornata, per il resto del tempo le famiglie non sanno come gestire le attività dei loro figli, che il più delle volte si ritrovano a giocare per strada. Sono stati istituiti dei progetti per i bambini e i ragazzi da parte del Comune ma i posti disponibili sono pochi e la maggior parte dei ragazzi non ne può usufruire. Sono presenti uno stadio e la palestra comunale a cui tutti possono accedere per praticare vari sport. La Casa della Cultura offre spettacoli ed eventi artistici in tutte le stagioni dell’anno grazie alla presenza di un teatro e della biblioteca.
I religiosi della Sacra Famiglia, presenti in Itapevi dal 1951 e nel rione ‘Engenheiro Cardoso’ dal 1977, sono da sempre accanto alle famiglie più bisognose, fornendo loro aiuti più che mai necessari. Col progetto che noi definiamo ‘Pastoral da Criança’, mettiamo in atto diverse iniziative. In primo luogo educhiamo le mamme circa l’igiene personale, la pulizia della casa e le istruiamo per un’alimentazione che sia per i piccoli ricca di vitamine e proteine. In secondo luogo, teniamo monitorata, ogni mese, la salute dei bambini piccoli, ci preoccupiamo per le vaccinazioni prescritte e necessarie; controlliamo la crescita dell’altezza e il progresso del peso. Con la bella iniziativa ‘Adozione per un sostegno a distanza’ riusciamo a soccorrere un buon numero di bambini e le rispettive famiglie: sono molti di più coloro che necessitano di aiuto, ma confidiamo sempre nella provvidenza divina.