Martedì – 3.a di Pasqua

CatturaSVangelo Gv 6, 30-35
Rispose loro Gesù: “In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo… quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo… Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”.

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Il discutere con una persona testarda è disarmante, ma a volte può risultare perfino divertente. Il testardo sembra, a tratti, ascoltare, a volte dà persino la sensazione di essere sul punto di accettare la posizione del suo interlocutore; poi, all’improvviso, ribadisce la sua, come se l’altro avesse nemmeno aperto bocca. Testardi lo siamo spesso anche noi nei riguardi di Dio, con l’aggravante che lui non si diverte di fronte al nostro comportamento infantile, dal momento che si tratta di cose troppo serie, per riderci sopra. Noi gli chiediamo la “manna”; lui ci spiega che quella è semplicemente un segno, e ci sollecita a chiedere la realtà: in altre parole lo Spirito, che procede dal Padre e dal Figlio. Ci mettiamo quieti per qualche istante, poi ritorniamo sulle nostre posizioni come bambini testardi che fanno le bizze. Abbiamo a disposizione tutta la vita, per riflettere seriamente, e per arrenderci al progetto di Dio; dopo sarà troppo tardi.