Martedì – 3° di Quaresima

12524275_906581879455346_7960226507568701539_nVangelo Mt 18, 21-35
In quel tempo, giunto Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: “Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me?”… E Gesù gli rispose: “… A questo proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi…gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti… Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari…”.
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Pietro nel Vangelo chiede a Gesù quante volte bisogna perdonare il proprio fratello. I rabbini dicevano che Dio perdonava fino a tre volte; altre scuole dicevano che alla moglie si poteva perdonare una volta sola, mentre ai figli cinque volte. Quindi Pietro, basandosi sul detto che Dio perdonava tre volte, chiede se si dovesse perdonare sette volte, un buon numero! Ma il Signore gli risponde: «Settanta volte sette dovrai perdonare al fratello». Gesù vuol dire innumerevoli volte, un numero di volte che non si può contare, quindi sempre! Però Pietro, che voleva molto bene a Gesù, era un po’ cocciuto e il Signore, che lo conosceva bene, gli fa un racconto. Il padrone è il simbolo di Dio. Ogni peccato che noi facciamo contro Dio è sempre un qualcosa di infinitamente più grande dell’offesa che un altro possa fare a noi, quindi noi dobbiamo perdonare come perdona Dio. La misura del perdono è la misura di Dio: dobbiamo perdonare come il Signore perdona noi. Se tu vai dal Signore e gli dici: «Perdonami Signore, l’ho fatta grossa!» e poi non sei capace di perdonare colui che ha offeso te, il Signore ti dice: «No, non ti perdono perché io vi amo tutti e due nello stesso modo, e se tu sei figlio mio, devi perdonare come io perdono»